Proprio da qualche giorno ha immesso in commercio una nuova linea di tè freddi, un verde matcha, un bianco e un nero, ai quali ha aggiunto un’ulteriore primizia, tre innovative tisane fredde, a brand Amatisana, senza zucchero ma con dolcificanti naturali: menta e zenzero, liquirizia e finocchio, camomilla e anice stellato. 

Nuovi prodotti che vanno ad aggiungersi ai succhi DiFrutta, al tè Ama_tè, alle tradizionali bevande all’italiana, dalla cedrata al chinotto, dall’aranciata alla gazzosa, che si distinguono anch’esse con un brand di verso: Originale Bio 1959, oltre alle linee soft drink battezzate Cortese

Da sette anni a questa parte - esattamente dal gennaio del 2014 -, i tre soci Elena Ceschelli, Alberto Zamuner e Alessandro Angelon, tutti provenienti dal settore del beverage con importanti esperienze alle spalle, hanno dato la scalata al mercato italiano (che oggi vale l’80% dei ricavi) e a quello estero (20%) con le loro bevande naturali e bio, frutto di un’accurata scelta delle materie prime e di un packaging accattivante dove nulla è lasciato al caso, dai colori delle etichette alla grafica. 

Bevande Futuriste è l’azienda di Treviso che ha puntato a coniugare il futurismo estetico alla qualità, sapendo che il consumatore, oggi, cerca sempre di più un prodotto dissetante, analcolico, prelibato e assolutamente naturale. Un prodotto di nicchia che viene commercializzato solo nell’HoReCa e che ora guarda anche ai grandi alberghi, dopo avere trovato collocazione nel canale travel, nei bar degli aeroporti e delle grandi stazioni. 

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«Otto nostri prodotti su dieci - afferma Elena Ceschelli, socia fondatrice di Bevande Futuriste - vengono commercializzati in Italia, in particolare nel Triveneto, in Toscana e in Puglia. Ci siamo posti l’obiettivo di crescere oltre confine, per ora siamo presenti in quasi tutta Europa, ad Hong Kong, in Australia e, in piccola parte, anche negli Emirati Arabi. Vorremmo sbarcare negli Stati Uniti, mercato certamente interessante, ma per riuscirci bisognerà costituire una società ad hoc sul posto e investire parecchio. Per il momento pensiamo a quest’estate, che sembra essere positiva. La gente sente il bisogno di uscire di casa, vuole mandare bene e bere altrettanto bene, prodotti di qualità, naturali come i nostri. Ora la ricerca è rivolta verso bevande certificate, tradizionali, più genuine e più semplici dei cocktail, che eravamo abituati veder consumare soprattutto dai giovani».

Il fatturato aziendale è passato dai 6,8 milioni di euro del 2019 ai 7 milioni del 2020; il management di Bevande Futuriste prevede, per quest’anno, di toccare quota 8 milioni, che vengono considerati un risultato rilevantissimo. 

Mai attratta dalla Grande distribuzione organizzata, nemmeno nel momento di picco della pandemia, quando l’HoReCa sembrava sul punto di crollare, Bevande Futuriste sta lavorando molto sui social, partecipa a tutte le fiere di settore e mantiene un posizionamento alto. 

«Faremo in modo di migliorare ancora la nostra qualità, anche se siamo già al top, e di rendere le nostre bottiglie visivamente sempre più vivaci e colorate - conclude l’imprenditrice trevigiana -. C’è ancora molto da lavorare, da esprimere e da conquistare».

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